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USA: l’impero più brutale della storia, dall’Iraq ad Afghanistan, Libia e Siria.

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Usa - L impero piu brutale della storia - Gianluca Ferrara - Play

di Gianluca Ferrara

Il 6 agosto 1945 esplose la bomba di Hiroshima, sterminando quasi 200 mila civili. Oggi gli Usa possiedono 7 mila ordigni atomici. Duemila sono già dispiegati: ognuno di questi ha un potenziale esplosivo fino a tremila volte superiore a quello di Hiroshima. Gli Stati Uniti d’America, come l’Impero Romano e quello Napoleonico, sono trainati da un’economia di guerra: per sopravvivere, hanno bisogno di trovare costantemente un nuovo nemico da combattere. Nel 2015 sono stati investiti 1800 miliardi di dollari in armamenti. Quasi la metà, nei soli USA, la cui politica estera è stabilita da un élite che pianifica le strategie da attuare. Ma se liberiamo l’immaginario dell’opinione pubblica dalla colonizzazione della propaganda in cui siamo immersi, ottenuta attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione di massa, dobbiamo ammettere che gli USA sono l’impero terrorista più brutale della storia. Dal 1945 ad oggi, la politica estera dell’Occidente ha determinato l’uccisione di 55 milioni di esseri umani.
E nel 1990 l’obiettivo degli Stati Uniti è diventato la conquista il Medio Oriente.

L’inizio dell’invasione dell’Iraq

La prima guerra del Golfo ebbe inizio grazie ad un inganno: Saddam venne portato a credere che l’occupazione del Kuwait, che era stato un protettorato inglese ma che era rivendicato dall’Iraq fin dal 1961 come appartenente al suo territorio, sarebbe avvenuta senza l’interessamento degli Usa. Fu una trappola tesa da April Gaspie, ambasciatrice USA a Baghdad dell’epoca, che fece intendere che gli USA non avrebbero interferito.

April Glaspie Saddam Hussein Iraq

L’invasione dell’Afghanistan

Successivamente, l’11 settembre 2001, l’abbattimento delle Torri Gemelle fornì il pretesto per terminare il lavoro. Dei 19 attentatori nessuno era iracheno e nessuno era afghano: ben quindici di loro erano sauditi. Ma nonostante questo, l’Arabia Saudita non ebbe alcuna ritorsione dagli Stati Uniti.

La sfortuna degli Afghani fu che in quel territorio doveva transitare un oleodotto, che i talebani non volevano. Il progetto era  quello di costruire una condotta lunga 1.680 chilometri per portare il gas turkmeno di Dauletabad fino in Pakistan attraverso l’Afghanistan occidentale (Herat e Kandahar). Venne avviato nel 1996 dalla compagnia petrolifera statunitense Unocal (per la quale lavoravano sia Hamid Karzai che Zalmay Khalizad) in cooperazione con il regime talebano (nel 1996 la Unocal apre una sede a Kandahar e l’anno dopo esponenti del governo talebano vengono ricevuti negli Usa), ma viene poi accantonato per le difficoltà politiche imputabili ai talebani. La seconda sfortuna era che gli anni ’70 avevano visto il boom della produzione di oppio e di eroina in Afghanistan. Era il cosiddetto triangolo d’oro Laos / Birmania /Cambogia, controllato dalla Cia, che in questo modo finanziava le operazioni anticomuniste nel sud est dell’Asia. I talebani negli anni ’90 continuarono il business della droga con la Cia, ma nel 2000 il Mullah Omar lo mise al bando, allo scopo di guadagnarsi un consenso internazionale. L’anno dopo la produzione di oppio crollò a valori prossimi allo zero. Grazie alla conquista dell’Afghanistan, la produzione di eroina afghana (che gli USA si rifiutarono di combattere, sostenendo che non era compito loro) tornò presto a soddisfare il 93% del fabbisogno mondiale.

La distruzione dell’Iraq

Gli Stati Uniti non combattono mai una guerra inseguendo un solo obiettivo. Secondo l’Unicef, i 10 anni di embargo all’Iraq hanno causato la morte di un milione e mezzo di persone, tra cui cinquecentomila bambini. Il segretario di Stato Usa Madeleine Albright, quando le fu chiesto di commentare la morte di questi 500 mila bambini, rispose che la scelta era stata difficile, ma che ne era valsa la pena.

La balla sesquipedale delle armi di distruzione di massa, che sarebbero state in mano a Saddam, fu la scusa per impadronirsi definitivamente dell’Iraq, nel quadro della strategia economico-commerciale “Pivot to Asia“, che mirava a cinturare la Cina per impedirle un’espansione a ovest. Ma le uniche arma di distruzione di massa in mano a Saddam erano quelle che proprio gli Stati Uniti gli avevano venduto, perché fossero usate per lo sterminio dei curdi. Genocidio al quale abbiamo contribuito anche noi italiani, con la vendita a Saddam di ben 9 milioni di mine antiuomo (e del resto ancora adesso Matteo Renzi ritiene doveroso fare affari con chi finanzia l’ISIS). Ma anche supponendo che l’Iraq avesse posseduto tali armi, i 7 mila ordigni nucleari di cui gli Stati Uniti d’America è dotata non sono forse “armi di distruzione di massa”? Cosa autorizza gli USA a decidere autonomamente chi può e chi non può dotarsi di armi di distruzione di massa? Forse Dick Cheney, il vicepresidente USA che assicurava della presenza di tali armi in mano a Saddam e che per pura coincidenza era anche a capo della grande azienda petrolifera Halliburton, che si avvantaggiò successivamente dell’occupazione dei pozzi petroliferi iracheni?

L’aggressione della Siria

Chiusa la partita con l’Iraq, il processo di colonizzazione prevedeva l’invasione della Siria. Senza dimostrare molta fantasia, gli Stati Uniti cercarono di convincere il mondo che Assad usava armi chimiche contro i suoi cittadini. Ma la forte presa di posizione di Putin e il fatto che in Iraq non era stata trovata alcuna “arma di distruzione di massa” fecero desistere Obama, che nel 2013 era a un passo dall’attacco. Serviva un’altra strategia: così si inventarono la guerra per procura.

Bisognava finanziare i gruppi che si opponevano ad Assad: Al Nusra e l’Isis. Così, arrivarono piogge di dollari statunitensi sugli jihadisti, come rivelarono in tanti, tra cui ex dipendenti della Cia, ex ufficiali, (guarda le dichiarazioni di Michael T. Flynn: “sostenere Isis nostra decisione deliberata“) perfino un senatore, Rand Paul, una deputata, Tulsi Gabbard, per non parlare del vice-presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, che nell’ottobre del 2014 rilasciò dichiarazioni pesanti alla John F. Kennedy School of Government della Harvard University, in cui asseriva che su questi jihadisti erano arrivate piogge di dollari statunitensi e condannava gli alleati USA.

La vera ragione per cui Assad è stato attaccato è che nel 2009 si era rifiutato di far transitare sul proprio territorio un gasdotto, proposto dal Qatar e dall’Arabia Saudita, che doveva passare per la Turchia e avere come destinazione l’Europa, per togliere alla Russia di Putin il monopolio. Non solo: Assad si era accordato con l’Iraq per accogliere un gasdotto alternativo, ed era dalla parte dei palestinesi contro le aggressioni dello Stato di Israele.

L’aggressione alla Libia e la morte di Gheddafi

La Libia possiede le riserve di petrolio africane più importanti: parliamo di 48 miliardi di barili, ma anche di 1.500 miliardi di metri cubi di gas. Ma in realtà Gheddafi fu fatto fuori anche per un’altra ragione: proprio come Saddam aveva deciso di non vendere più il petrolio in dollari, bensì attraverso un’altra moneta sovrana che stava creando: il dinaro libico.

Il terrorismo internazionale

I recenti attentati avvenuti a Bruxelles, a Parigi e in Germania hanno delle analogie con quello che accadde in Italia negli anni ’90, dopo la rottura del patto Stato-mafia, quando Roma e Milano furono duramente colpite dalle ritorsioni di cosa nostra. Una parte dei “frankestain” con la barba di oggi sono creature sedotte e poi abbandonate dai veri professionisti del terrore, che da sempre hanno usato mercenari, criminali, fondamentalisti e perfino squilibrati per seminare la paura e instaurare, sotto la copertura di una finta democrazia, una dittatura economico-militare (ndr. guarda l’intervista al veterano dei Marines, sottotitolata in italiano, che racconta le invasioni USA direttamente dal campo). I jihadisti svolgono anche un altro ruolo importante: sono un eccellente concime per far germogliare il seme della paura in Occidente: più abbiamo paura, più cerchiamo protezione.

Come diceva Tiziano Terzani: “Il problema del terrorismo non si risolve uccidendo di terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali“.


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